Si consumano un paio di scarpe così come si consumano i pasti: usiamo la stessa parola per indicare deterioramento prima e nutrimento poi. Nemmeno quando pronunciamo la parola ‘consumare’ – snocciolata in tutte le sue declinazioni, dal ‘consumatore’ al ‘consumismo’ al ‘consumo’ – siamo veramente consapevoli del profondo significato che essa trasmette, ovvero logorio, erosione, distruzione.
Frutta esotica e foglie. Illustrazione di acquerello tropicale. By Shutterstock.com
Non diamo valore a ciò che diciamo, figuriamoci a ciò che mangiamo!
In tal senso sono calzanti le parole di Paola Maugeri:
“Noi non sappiamo né da dove provengono le cose che mangiamo e che consumiamo, né dove vanno a finire, siamo dei temporanei intermediari, consumatori distratti e il più delle volte senza coscienza, il cui fine ultimo è la soddisfazione immediata.”
Distrazione, assenza di coscienza, mancanza di attenzione: sono le nostre colpe, quelle che ci fanno pensare, dire, fare e mangiare cose a caso, senza un’autentica riflessione a monte, il che ci porta ad essere allo stesso tempo vittime ed artefici del momento storico in cui viviamo. Il progresso non implica automaticamente un miglioramento, ecco perché le parole di Carlo Petrini sono adatte ad esprimere il senso di impotenza dell’uomo:
“Chi fa parte della società dei consumatori è a sua volta un prodotto di consumo e ciò succede anche con il cibo che fa parte di questo sistema.”
La sola via per spezzare l’iter ‘uomo-prodotto’ passa da un risveglio della propria coscienza.
Come dice T. Colin Campbell,
“Benché molti di noi pensino di essere bene informati sull’alimentazione, le cose non stanno così. Tendiamo a seguire le diete dettate dalla moda e una lascia il posto all’altra.”
Nel momento in cui smettiamo di assorbire passivamente la miriade di informazioni che ci vengono fornite quotidianamente – diete miracolose, nuovi regimi alimentari ‘senza’, pubblicità allettanti di pietanze succulente, pastiglie e intrugli dai sicuri effetti immediati, immagini di cibi dai colori decisamente troppo ‘saturi’ e dall’aspetto plasticoso – e cominciamo a prestare attenzione, solo allora diventiamo consapevoli, e di conseguenza attivi e capaci di scelte ponderate ed azioni critiche.
Se giorno dopo giorno aumentiamo la nostra sensibilità verso uno stile di vita ‘sostenibile’, sicuramente le nostre scelte saranno più accurate, rispettose verso l’ambiente e tolleranti verso chi questo percorso non lo ha ancora intrapreso.
In teoria, la natura intrinseca di questa apertura mentale dovrebbe prevenire derive ‘integraliste’ o ‘di posizione’ e azioni controproducenti. Come dice Dario Bressanini:
“Se fate dieci chilometri in macchina per andare a comperare soltanto un chilo di verdura, generate più anidride carbonica che non facendola arrivare direttamente dal Kenya.”
Il raziocinio deve vigilare su ogni idea, novità o tendenza così da evitare eccessi tanto da un lato – come chi ha optato per una vita totalmente ad impatto zero senza se e senza ma – tanto dall’altro – ovvero i milioni di giovani e non solo votati al junk food.
Esprime bene quest’ultimo concetto John Cage quando dice che
“Il cibo, si presume, fornisce nutrimento; ma gli Americani lo mangiano con la piena consapevolezza che piccole quantità di veleno sono state aggiunte per migliorare il suo aspetto e ritardare la sua putrefazione.”
La stupidità con cui riempiamo il nostro corpo come se fosse un sacco è da ricondurre alla poca, se non nulla, conoscenza che abbiamo del cibo, dei principi nutritivi dei singoli alimenti e del concetto di fabbisogno giornaliero.
‘Ho fame’ e ‘ho voglia di mangiare’ sono frasi che ci fanno entrambe finire con le gambe sotto la tavola, ma sono sostanzialmente diverse: la prima indica il bisogno fisico di cibo, è il corpo che ci indica la necessità di introdurre sostanze nutrienti per garantirne il corretto funzionamento; la seconda ci dice che siamo noi, non il nostro corpo, a voler mangiare, a voler addentare un panino ad esempio. Quando la nostra volontà bypassa le richieste del corpo, di solito compie pasticci e lo possiamo constatare dal senso di pesantezza ed inconscia frustrazione che avvertiamo dopo la fugace euforia provocata dalla ‘dose’ di cibo ingurgitato.
Siamo umani, siamo pigri, il cambiamento ci impaurisce, preferiamo mantenere lo status quo sempre e comunque, anche quando è controproducente alla vita stessa.
Preferiamo non avere responsabilità, ci lasciamo sommergere da quantità industriali di prodotti – anche l’informazione è un prodotto, proprio come il cibo – e ci priviamo della libertà di agire coerentemente con noi stessi.
Il cambiamento comincia con una presa di posizione: chi opta per una scelta vegetariana o vegana decide ad esempio di basare la propria vita sul rispetto, qualunque siano le ragioni che hanno portato a togliere carne, pesce ed eventualmente uova e latticini dalla dieta alimentare.
Chi estende il proprio credo oltre la scelta personale andando a sostenere la causa animalista piuttosto che quella ambientalista unisce al rispetto di base una vocazione sociale volta alla protezione dell’ecosistema.
L’atto di scegliere ci rende responsabili, ma come dice Umberto Veronesi
“Decidiamo liberamente solo quando abbiamo a disposizione le informazioni giuste.”
E’ fondamentale quindi voler sapere, ma soprattutto voler sapere cosa mangiamo: la curiosità innesca sempre percorsi interessanti ed utili ai nostri scopi e quando si entra in cucina la curiosità non può che unirsi a sapori, odori, gusti e sprigionare così collegamenti impensati, andando a risvegliare ricordi che pensavamo sopiti o stimolando desideri che non credevamo di avere.
Il compiere questo cammino a livello individuale prima ancora che in gruppo è basilare per arrivare a sentire effettivamente ‘nostre’ e non prestate o imposte le scelte che facciamo: nessuno può dirci cosa è giusto per noi e cosa no, non esiste un prontuario alimentare o nutritivo adatto a tutti, possono esserci delle linee guida ovviamente.
Siamo umani, siamo diversi.
Distinguiamoci quindi anche nelle scelte: scegliamo la sostenibilità, non sbaglieremo.
Post scritto per Chefblog.it da : Frasicelebri.it è il primo sito italiano di frasi, aforismi e citazioni. Tra gli innumerevoli autori a disposizione, molti sono quelli che trattano il mondo culinario in tutte le sue declinazioni, dal piacere di mangiare alla sostenibilità alla scelta vegetariana, e non sono solo parole di esperti del settore, ma anche di filosofi del passato, guru spirituali e leader moderni.